Se la multinazionale indiana Jindal non avesse preso la scellerata decisione di chiudere lo stabilimento di Battipaglia questi ragazzi starebbero ancora lavorando a pieno regime, viste le commesse disponibili, la qualità dei prodotti, gli utili e la loro passione. Oggi invece siamo qui alle porte della cassa integrazione e all’ennesima esperienza di precarietà nell’area industriale di Battipaglia. Ci aspetta un anno difficile dove faremo ogni sforzo, soprattutto col governo, per trovare una strada nuova per questo impianto e tutti i lavoratori. Continuiamo a lottare.
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