Cammarano aree interne Covid-19

Covid-19 e le aree interne. La mia lettera a De Luca

La regione Campania dovrebbe avere dati epidemiologici tali da capire che è possibile agire con progressività nelle misure di contenimento. Le aree urbane fatalmente hanno un tasso di diffusione maggiore di quelle interne e rurali. A questo proposito abbiamo chiesto al Presidente della Giunta regionale di valutare ogni provvedimento in ragione di questa evidenza. La scuola, le attività economiche ma anche quelle culturali e del tempo libero devono essere contigentate con misura e raziocinio per evitare di produrre più danni di quanti ne vogliamo evitare. Le nostre aree interne possono rappresentare i luoghi da cui ripartire proprio perché il minor congestionamento sociale permette maggiore sicurezza. Ripartiamo dalle aree interne. Ecco il testo completo della lettera al Presidente de Luca:

Gentile Presidente,
In questo momento particolarmente delicato per la gestione della pandemia a livello mondiale vorrei proporle una riflessione costruttiva per adottare nella massima consapevolezza le future determinazioni a contenimento del virus Covid-19 in Campania. Oramai siamo perfettamente consapevoli di tutti i rischi che affrontiamo a seguito dei nostri comportamenti, conosciamo ora per ora le dinamiche dei contagi e non ci è difficile ricostruire tutte le cause e concause che determinano la maggiore o minore diffusione della pandemia. Proprio per questo è nostra responsabilità di rappresentanti e amministratori dei cittadini campani agire sulla base di questo scenario e della sua analisi piuttosto che sulla base di un generalizzato allarme indistinto. Non le sarà sfuggito a questo proposito il divario di incidenza della circolazione del virus tra le aree maggiormente urbanizzate della nostra regione e quelle meno densamente popolate. Fatalmente le due province di Napoli e Caserta riportano la stragrande maggioranza dei casi principalmente per le condizioni di limitatezza di spazi entro i quali i cittadini organizzano la propria quotidianità. Al contrario, le altre province e soprattutto le aree interne rurali della nostra regione offrono un quadro molto meno preoccupante rispetto all’eventualità di un precipitare della situazione sanitaria. A fronte delle misure di contenimento, delle limitazioni individuali e collettive, e delle eventuali chiusure non possiamo non tener conto delle predisposizioni di fondo dei nostri territori a difendersi diversamente gli uni dagli altri dal virus. La tutela della salute viene prima di tutto e spesso richiede misure eccezionali ma con una gradazione di intervento che deve essere sempre rapportata all’entità dei diritti che andiamo a comprimere di volta in volta. Privare un bambino della sua quotidianità scolastica o un cittadino del suo lavoro sono decisioni da soppesare mille e altre mille volte prima di applicarle, e se dovranno essere prese sarà solo nei luoghi dove è dimostrata la necessità e l’assoluta urgenza. Non si stratta di creare cittadini o territori di serie a o di serie b, ma al contrario, di consentire legittimamente ad una parte della popolazione di non fermarsi e di sostenere con il proprio lavoro l’economia di una regione ridotta allo stremo dopo quasi un anno di enormi sacrifici. L’auspicio dunque è quello che nella gestione dell’emergenza alle nostre aree interne prevalentemente rurali e comunque ai comuni più periferici, in accordo con gli enti locali, vengano riservati provvedimenti proporzionati al reale stato epidemiologico piuttosto che applicare eguali misure restrittive a realtà che eguali non sono per grado di antropizzazione, densità abitativa e rischi conseguenti.